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Le risorse del territorio: attrattori, tradizioni e servizi al turismo

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Gli attrattori culturali

Il territorio del Sito Unesco PNCVD si segnala soprattutto per i tre grandi “attrattori culturali” così definiti dalla Regione Campani: l’area archeologica di Paestum, l’area archeologica di Ascea-Velia e la Certosa di Padula; essi sono descritti nel Piano della Conoscenza all’interno del paragrafo dedicato al patrimonio culturale del Sito. Oltre ai numerosi sistemi di beni storico-archeologici e architettonici, il Sito può vantare la presenza di una rete di musei e di beni culturali minori che possono rappresentare elementi molto importanti nell’ottica della valorizzazione culturale dell’area e di costruzione di reti per lo sviluppo turistico.

Il patrimonio culturale: i siti archeologici di Paestum, Velia e la Certosa di San Lorenzo a Padula

Il Sito UNESCO si segnala per tre grandi nodi storico-archeologici: l’area archeologica di Paestum, l’area archeologica di Ascea-Velia e la Certosa di San Lorenzo a Padula, di seguito descritti

Area archeologica di Paestum

Paestum, la città greca di Posidonia è senza dubbio il sito archeologico più rilevante dell’area; fondata dagli Achei, rappresenta una delle testimonianze meglio conservate della Magna Grecia, ma è anche un esempio di sedimentazione di culture diverse a partire dall’Età del Bronzo fino a tutto il IV secolo dopo Cristo. Non essendo posto lungo le principali vie di comunicazione di epoca romana ha subito un declino lento e irreversibile per essere finalmente abbandonato all’inizio dell’epoca medievale. Le vestigia sono state scoperte nel XVIII secolo e scavi sistematici partono solo all’inizio del XX secolo. All’interno delle mura della città che si estendono per cinque chilometri, sono stati riportati alla luce numerosi edifici pubblici di valore eccezionale tra l’asse principale nord-sud (cardo-massimo) e la Via Sacra. I tre templi consacrati a Era, Cerere e Poseidone rappresentano le costruzioni più imponenti. Il più antico, il tempio d’Era, considerato erroneamente una basilica nel XVIII sec., ha conservato questo nome da allora. Come gli altri templi del sito è in stile dorico; i suoi impressionanti colonnati si sono conservati, ma l’assenza del frontone, crollato in epoca medievale, è la causa dell’erronea interpretazione secondo la quale questo monumento sarebbe stato laico. Il tempio di Cerere (probabilmente dedicato ad Atena) è datato 500 a..C. circa. Le dimensioni e l’uso dello spazio, nel piccolo tempio di Paestum, sono superiori a quelli di Era. Se si è conservato attraverso il tempo è grazie alla sua trasformazione in chiesa all’inizio del Medio Evo. L’architetto del Tempio di Poseidone (in realtà anche quello dedicato a Era), a metà del quinto secolo a.C. si è nettamente ispirato, nello stile e nell’immagine, al Partendone di Atene. Si tratta sicuramente del più grande, il più riuscito e il meglio conservato dei templi di Paestum. Le vestigia del foro romano costruito al disopra dell’agora greca sono state scavate e sono esposte al pubblico. Questo ampio spazio pubblico è circondato da edifici pubblici chiamati bouleuterion (sala del consiglio), curia (palazzo di giustizia) e macellum (mercato coperto). Inoltre, gli scavi hanno consentito di scoprire una parte dell’anfiteatro romano. Attualmente l’area archeologica di Paestum è gestita dalla Soprintendenza per i Beni archeologici delle province di Salerno, Avellino e Benevento. L’ingresso all’area è possibile previo pagamento di un ticket L’Area archeologica di Paestum rappresenta uno dei luoghi di maggiore interesse turistico per l’intero territorio nazionale, e si colloca al 25° posto nei siti maggiormente visitati dai turisti nel 2006, ma anche al secondo posto nella graduatoria delle aree archeologiche, visto che è preceduta solo dagli Scavi Vecchi e Nuovi di Pompei. Nel 2006 sono stati oltre 330.000 i visitatori dell’area archeologica di Paestum e dell’annesso Museo archeologico nazionale, con un trend in crescita rispetto agli anni precedenti.

Area archeologica di Ascea-Velia

Il Parco Archeologico di Ascea Velia rappresenta un altro importante esempio di colonia della Magna Grecia, Elea-Velia, fondata intorno al VI sec. avanti Cristo da profughi di Focea e mantenne come Paestum una certa vitalità anche in piena età romana. Conosciuta per la presenza delle scuole dei filosofi Parmenide e Zenone, presenta abbastanza ben conservati i principali monumenti dell’Acropoli, la grande strada che termina con la famosissima porta Rosa, e la fortificazione di età classica ed ellenistica. Monumento dominante è la Porta Rosa è il più antico e completo esempio di porta voltata greca. Datata 350 a.C. essa è scavata nella cinta di pietra massiccia della città. Ugualmente imponenti sono le mura difensive che si innalzano sull’Acropoli, datate VI a.C. la strada magnificamente pavimentata e le vestigia di numerosi templi. Sull’acropoli, successivamente sormontata da un castello normanno, si trovano le fondamenta delle prime case costruite dai coloni foceni al momento del loro insediamento (VI s.a.C) la cui forma è caratteristica della loro terra di origine, l’Asia Minore. Quando gli ultimi abitanti dei Velia lasciarono il sito costiero e fondarono una nuova città all’interno, Novi Velia, tipico centro medievale del Cilento, molti dei quali sorsero su siti di fondazione lucana preromani. Attualmente l’area archeologica di Elea-Velia è gestita dalla Soprintendenza per i Beni archeologici delle province di Salerno, Avellino e Benevento. L’ingresso all’area è possibile previo pagamento di un ticket. Anche Velia è visitata da numerosi turisti nel corso dell’anno, ma presenta sicuramente un livello di interesse minore rispetto all’area di Paestum, anche a causa della sua maggiore “perifericità”.

La Certosa di San Lorenzo a Padula

La Certosa di Padula edificata dai Sanseverino, è un antico convento dei Certosini che risale al XIV secolo (la sua costruzione iniziò nel 1306 ) ma il suo attuale stile è essenzialmente barocco per l’introduzione di alcuni elementi nel XVII e XVIII secolo. Nella sua forma rispecchia la griglia di ferro su cui San Lorenzo fu martirizzato. Modificata ed ampliata nel corso dei secoli, la Certosa ha conosciuto lunghi periodi di splendore fino agli inizi dell’800 quando il decennio francese determinò l’inizio di un lungo periodo di decadenza, oltre che di spoliazione delle numerose opere artistiche e volumi antichi. Tra gli edifici monastici del territorio cilentano la Certosa in assoluto il più rilevante, oltre ad essere uno dei più grandi monumenti religiosi dell’Italia Meridionale. Tra gli elementi di maggiore spicco vi è il Chiostro grande che è uno dei maggiori d’Europa, lo Scalone elicoidale di scuola vanvitellliana, la cucina, il cimitero ed il parco. Parte integrante del complesso è il monumento a San Brunone, datato al 1749, sistemato all’esterno dello spazio recintato ed in asse con l’ingresso principale della Certosa. Il vasto territorio di circa 50 ha (Desertum), storicamente ad uso della Certosa fungeva da filtro rispetto all’area circostante ed era funzionale ed era coltivato per il sostentamento dei monaci. La Certosa, acquisita al patrimonio dello Stato, ha conosciuto un’opera di restauro ventennale che ha permesso il recupero dell’antico splendore; attualmente è gestita dalla Soprintendenza per i Beni architettonici e per il Paesaggio, per il Patrimonio storico, artistico e demoetnoantropologico di Salerno e Avellino e la sua visita è possibile previo pagamento di un ticket. Oggi accoglie il Museo archeologico della Lucania Occidentale che nacque nel 1957 per raccogliere i ricchi reperti degli scavi eseguiti dalla Direzione dei Musei Provinciali di Salerno, particolarmente a Sala Consilina e Padula (circa 1500 tombe). Nel museo inoltre sono conservati i materiali rinvenuti nel circondario alla fine dell’Ottocento. Successivamente il museo si è arricchito di reperti provenienti dagli scavi eseguiti dal 1957 al 1967, quando si recuperarono le tombe in località Menafra a Sala Consilina che occupano, nella nuova esposizione, un posto di particolare rilievo ed è sede privilegiata per mostre temporanee che l’hanno portata all’attenzione dei visitatori. La Certosa è visitata ogni anno da migliaia di visitatori e rappresenta sicuramente l’elemento di maggior attrazione dell’area del Vallo di Diano. Va ricordato che la competenza diretta di gestione su beni archeologici e architettonici vincolati è delle Soprintendenze.

I Musei ed i Centri Visita

Nel territorio del Sito Unesco PNCVD sono presenti numerosi ed importanti musei ed aree faunistiche, centri di educazione ambientale, centri visita, centri studi e ricerche e centri informazioni, per un totale di 8 strutture/aree; tra queste, la sola Area faunistica Piesco di Piaggine e il Centro Recupero rapaci di Sessa Cilento non sono accessibili ai diversamente abili. Tra gli 11 musei presenti meritano una citazione particolare il Museo archeologico nazionale a Capaccio, il Museo del Mare a Pioppi (Pollica), il Museo Vichiano a Perdifumo nel Castello de Vargas ed il Museo diocesano a Vallo della Lucania. La presenza dei Centri di informazione è molto diffusa e copre adeguatamente tutto il territorio del Parco Nazionale: essi sono infatti complessivamente ben 33. I musei aventi una specializzazione naturalistica non sono, invece, particolarmente diffusi; ve ne sono soltanto 6 anche se sono tutti interessanti ed alcuni tra questi presentano un importante livello di notorietà anche all’esterno del territorio. Questo è il caso, ad esempio, del Museo vivente della Valle delle Orchidee e delle Antiche coltivazioni a Sassano, del Museo delle Erbe e Viridarium a Teggiano e del Museo Naturalistico degli Alburni a Corleto Monforte. Infine, i musei della civiltà contadina, degli usi e delle tradizioni locali ed etnografici sono complessivamente 12 e sono in gran parte concentrati nel Cilento.

Le Manifestazioni e le Sagre

Il territorio del PNCVD conta numerose sagre e feste paesane (almeno una per ogni comune) legate quasi sempre al Santo Patrono e/o alle produzioni tipiche del paese. Molte di esse si svolgono nel periodo estivo per almeno due motivi. Il primo è che durante l’estate tornano gli emigranti e quindi la festa del paese costituisce un importante momento per rinsaldare il legame tra coloro che sono emigrati e la propria terra di origine. Il secondo motivo risiede nella circostanza che soprattutto i comuni dell’interno cercano di attrarre con le sagre i numerosi turisti presenti sulla costa nel periodo estivo. Alcune manifestazioni di quelle appena citate hanno antiche tradizioni mentre altre sono nate solo di recente. Gli eventi che hanno una risonanza regionale o nazionale sono solo una minima parte.